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  Hackers & Crackers
 
Chi fa hacking viene chiamato Hacker; è più un'approvazione che deriva dall'esterno, piuttosto che un nome di cui ci si fregia autonomamente. Per l'hacker è fondamentale conoscere accuratamente il sistema su cui interviene, per poter essere in grado di adattarlo alle sue esigenze; qualora le informazioni tecniche vengano nascoste da chi realizza il sistema (produttori hardware, ma anche software), l'hacker si dedica alla sua analisi, raggiungendo la conoscenza attraverso la sperimentazione sul campo: l'hacking è visto come uno strumento per ottenere informazioni e conoscenze che, seppur protette, si presumono appartenere alla comunità.
L'hacking può essere visto come un puro strumento e come tale, a seconda di chi lo usa e del motivo per cui lo usa, può assumere valenze positive o negative. Il motivo principale di chi pratica l'hacking è senza dubbio la curiosità, rivolta sia verso i propri sistemi informatici (che si vogliono conoscere col massimo dettaglio), sia verso altri sistemi (che possono contenere informazioni che per qualche motivo si reputano interessanti). È usato anche come strumento di test: società che realizzano sistemi informatici spesso assumono hacker noti per sfidarli a trovare debolezze nei loro sistemi, per dimostrare la loro affidabilità; di tanto in tanto vengono indette competizioni in cui viene premiato chi riesce a violare il sistema.
L'affidabilità di questi test, in realtà, non prova l'assoluta robustezza del sistema, ma soltanto il fatto che in un ristretto periodo di tempo chi ci ha lavorato non è riuscito a scoprire alcuna vulnerabilità. La pratica di accedere illegalmente a sistemi altrui (per qualsivoglia motivo) usa mezzi e tecniche proprie dell'hacking, ma se ne differenzia profondamente: mentre l'hacker cerca la conoscenza, il cracker mira alla devastazione e al furto.
Chi pratica l'intrusione informatica semplicemente copiando le tecniche trovate e sviluppate da altre persone sfruttando exploit già pronti, viene chiamato lamer o script kiddie, termini assolutamente dispregiativi.
L'evoluzione dei sistemi informatici e della rete è in grande parte opera di hackers, che la società vede erroneamente come pericoli. Si deve proprio a loro ciò che è Internet oggi.
In ambito informatico il termine inglese cracker indica colui che si ingegna per eludere blocchi imposti da qualsiasi software in genere. Il cracking può essere usato per diversi scopi secondari, una volta guadagnato l'accesso di root nel sistema desiderato o dopo aver rimosso le limitazioni di un qualsiasi programma.
I cracker possono essere spinti da varie motivazioni, dal guadagno economico (tipicamente coinvolti in operazioni di spionaggio industriale o in frodi) all'approvazione all'interno di un gruppo di cracker (come tipicamente avviene agli script kiddie, che praticano le operazioni di cui sopra senza una piena consapevolezza né delle tecniche né delle conseguenze).
Il termine cracker viene spesso confuso col termine hacker, il cui significato è tuttavia notevolmente diverso.
Alcune tecniche sono simili, ma l'intenzione dell'hacker è generalmente l'esplorazione, il divertimento, l'apprendimento, senza creare reali danni. Al contrario, quella del cracker è talvolta distruttiva.
 
 
HANC, acronimo di Hackers Are Not Criminals, e’ l’organizzazione no-profit composta da una community di volontari che dal 2003 ha come obiettivo primario la tutela del termine hacker e della relativa cultura.
Spesso i media usano questo termine in maniera scorretta, associando gli hackers a criminali informatici, dando origine ad una errata e diffusa idea.
I motivi che spingono i mezzi di comunicazione a diffondere tali falsita’ sono molteplici. Uno tra i principali e’ sicuramente il fatto che l’hacker, usato come capro espiatorio ogni qualvolta si parli di reati informatici, rende piu’ sensazionale la notizia.
Oggi HANC lavora per divulgare il vero significato del termine hacker, per informare il mondo in merito alla cultura e la filosofia che sta dietro alla comunita’ hacker, spiegare cosa e’ il free software, l’open source, le liberta’ digitali, […].
 
Il cracker degli UFO
 
Londra, 19 Giugno 2005: Gary McKinnon tenta una nuova mossa per cercare di bloccare quanto sembrava ormai inevitabile, ossia la sua estradizione negli USA dal Regno Unito. Il cracker si è appellato alla Camera dei Lord affinché riconsideri il processo di estradizione a suo carico e consenta che il procedimento giudiziario che lo riguarda non si apra negli States ma si concluda nel Regno Unito. McKinnon quattro anni fa aveva sfondato i siti e i server di alcune importanti organizzazioni governative statunitensi, in particolare il Pentagono e la NASA. La ragione che ha addotto per una simile mossa è stata la ricerca di informazioni sugli UFO: il Governo statunitense tratterrebbe a sé dati di fondamentale importanza in materia.
Per i suoi reati McKinnon è stato arrestato e subito dopo è iniziato un lungo tira e molla tra autorità britanniche e polizie statunitensi. I procuratori nordamericani intendono sottoporre il cracker ad un procedimento che sia di esempio per la comunità degli smanettoni, tanto più che le azioni di McKinnon sulla carta potrebbero costargli decenni di carcere.
Il procedimento di estradizione si è concluso da tempo, ormai l'estradizione è lì lì per avvenire. Da qui l'ultimo appello del cracker nella speranza di rimanere nel Regno Unito, dove la normativa per quanto severa è assai meno pesante e punitiva di quella statunitense.
L'arresto
Londra, 9 Giugno 2005:
C'è tensione in queste ore tra la polizia di Londra e quella americana in seguito all'annuncio con cui Scotland Yard ha fatto sapere di aver arrestato martedì pomeriggio il cittadino britannico Gary McKinnon. Le due polizie non sono infatti d'accordo su come gestire il caso.
All'uomo, 39enne disoccupato, vengono contestate alcune delle più gravi incursioni telematiche mai realizzate. In particolare, gli inquirenti ritengono che McKinnon abbia utilizzato le proprie conoscenze tecniche per aggredire ripetutamente tra il 2001 e il 2002 una quantità di server militari: si parla in particolare di 53 attacchi a reti della Difesa statunitense, dal Pentagono all'Air Force, e ad alcuni altri colpi sferrati contro i server della NASA, cracking effettuati col preciso scopo di intimidire il governo degli Stati Uniti.
L'uomo, secondo l'FBI, è costato alle casse americane almeno un milione di dollari, una somma che comprende tutti gli oneri impiegati per comprendere la tipologia delle incursioni subite e rimettere in sicurezza i sistemi. Secondo gli inquirenti americani, infatti, non solo il cracker avrebbe cancellato molti materiali, e ne avrebbe copiati molti altri, ma avrebbe anche inserito backdoor di accesso per garantirsi la possibilità di entrare nei sistemi colpiti in qualsiasi momento, una pratica peraltro comune in questo genere di aggressioni.
L'estradizione dal Regno Unito agli Stati Uniti non è scontata, secondo le autorità britanniche, ma McKinnon è già stato condannato in contumacia negli USA nel 2002 dal Grand Jury federale, che gli contesta crimini compiuti in 14 diversi stati. "McKinnon è imputato del più grave attacco telematico di tutti i tempi".
 
 
 
 
 
 
 
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