SICUREZZA:
La sicurezza è la conoscenza che l'evoluzione di un sistema in un
dato senso non produca stati indesiderati.
RISCHIO: Il rischio è la probabilità che si verifichi
un dato evento caratterizzato da una determinata gravità del danno
sulle persone, sulle cose, sull'ambiente.
PERICOLO: Il pericolo è una proprietà intrinseca
di una sostanza, o in generale di un evento, di creare danno.
ANALISI: L'analisi è lo studio della statistica,
dell'ambiente in questione, delle persone che operano e della attività
che si svolge, al fine di produrre una valutazione del rischio.
PREVENZIONE: La prevenzione è la messa in opera
ed in esercizio di tutte le misure derivate dall'analisi per prevenire
che accadano eventi pericolosi e quindi dannosi.
PROTEZIONE: La protezione è la messa in opera ed
in esercizio di tutte le misure per proteggere persone e cose dal
rischio residuo. La protezione si distingue in collettiva e individuale,
attiva o passiva. Le misure di protezione collettiva hanno priorità
rispetto a quella individuale. La protezione attiva è quella che
gli stessi operatori devono attivare (indossare caschi, scarpe,
estintori), mentre quella passiva interviene anche senza il comando
umano (impianto sprinkler antincendio).
GESTIONE: La gestione è quell'insieme di attività
che si realizzano in fase sia normale che critica. La gestione in
normale esercizio è quell'insieme di attività come la formazione,
l'informazione, le manutenzioni, le verifiche, le esercitazioni,
gli adeguamenti normativi e le procedure. La gestione in emergenza
è la messa in atto delle protezioni manuali quindi, le evacuazioni,
le chiamate di emergenza, il contenimento, lo spegnimento, il confinamento,
l'allontanamento.
La Conoscenza è la percezione del rischio, sia
personale che ambientale, ed è il punto di partenza per ogni studio.
La conoscenza significa l'analisi del contesto operativo, di dove
si è e di cosa si fa in modo da avere meno possibilità di errore.
L'errore nasce dall'inconsapevolezza, dal non conoscere, dal non
avere la giusta percezione del rischio.
Una corretta analisi del Rischio dà la possibilità
di creare un piano di prevenzione per ridurlo, per contenerlo, per
evitarlo.
Un principio fondamentale è quello che la sicurezza assoluta non
esiste, poiché le variabili sono troppe ed incontrollabili (in gergo
tecnico si definisce rischio residuo).
Spesso si sa che c'è un rischio perché ci è stato detto ma ci manca
la Percezione e la Coscienza del
reale rischio; per fare un esempio, si può dire di non mettere la
mano sul fuoco ai bambini, ma se almeno una volta non ne fanno esperienza
non hanno la giusta percezione e coscienza. Purtroppo ci sono delle
esperienze irreversibili come gli incidenti stradali; non si può
provare (fare esperienza) a correre guidando in stato di ebbrezza
per essere coscienti del rischio reale, perché il danno fisico,
sociale, morale, economico che ne deriva può essere irrecuperabile.
La conoscenza e la coscienza del rischio sono il primo passo
verso la sicurezza.
La conoscenza e l'informazione sono le principali armi contro
il rischio.
La sicurezza è un metodo ma anche un obbiettivo: se si vive in sicurezza
si fa sicurezza, se si fa sicurezza si vive in sicurezza. Dal momento
che si decide di affrontare l'argomento sicurezza si deve innescare
un ciclo che non si deve fermare mai. Il ciclo della sicurezza è
composto da più momenti che si succedono in continuazione; se si
ferma questo ciclo si ferma la sicurezza. Il ciclo è composto da
tre momenti: Analisi, Misure e Gestione.
L'analisi comprende lo studio legislativo, normativo,
ambientale, personale, professionale, delle attività, dei processi,
etc.
Le misure prevedono due grandi famiglie: quelle
relative alla prevenzione e quelle relative alla protezione. Le
misure possono essere attive, passive, strutturali, impiantistiche,
amministrative, disciplinari, etc.
La gestione è la parte che deve mantenere in vita
la sicurezza con studi, aggiornamenti, formazione, informazione,
manutenzione, verifiche, esercitazioni, piani di sicurezza, adeguamenti,
etc.
Se la gestione non rimane viva, le misure e l'analisi perdono di
significato e sono inutili. La sicurezza deve essere un'attività
viva, sempre in continuo studio e miglioramento di sé stessa. Il
miglioramento deve avvenire in continuazione su basi tecniche, normative,
con confronti con altre realtà e non soltanto dopo l'analisi e lo
studio di un evento.
Spesso, quando si parla di scienza della sicurezza, si intendono
solo delle sotto-branche della sicurezza intendendole come onnicomprensive,
ma è un errore.
La scienza della sicurezza spesso è intesa solo come sicurezza sul
lavoro; di fatto la sicurezza del lavoro è solo una sotto disciplina.
Lo stesso avviene per l'ingegneria della sicurezza.
Essa, anche se impiegata in diversi settori (automobili, case, strade,
etc), è solo l'applicazione di studi e ricerche di tecnologie d'avanguardia
per prevenire e proteggere da potenziali rischi sia nella sua singolarità
che nella sua socialità.
In Italia la scienza della sicurezza non è molto sviluppata, se
non per segmenti molto particolari. Il poco interesse reale è dimostrato
dal fatto che neanche le scuole e le università si sono finora interessate
in maniera approfondita all'argomento. L'istituzione delle lauree
in ingegneria della sicurezza risale a dopo l'anno 2000. A Varese,
il corso di Ingegneria per la sicurezza del lavoro e dell'ambiente
sforna ogni anno circa 20 ingegneri qualificati.
In ambito territoriale esiste l'ISA (Istituto Superiore Antincendio)
che all'interno dell'ingegneria della sicurezza per la prevenzione
incendi fa un studio a 360 gradi nel quale si va ad analizzare la
sicurezza nel suo complesso, in quanto un incendio si può innescare
in qualsiasi ambiente.
Il Vigile del Fuoco, dopo anni di esperienza, è quindi un vero e
proprio tecnico della sicurezza. Il fatto che i Vigili del fuoco
studino la scienza della sicurezza e istituiscano una scuola (ISA),
non rientra nelle loro competenze ma è comunque un fatto positivo.
I Vigili del Fuoco si dovrebbero occupare solo della fireengineering
mentre di fatto, a causa di un vuoto istituzionale, normativo ed
infrastrutturale, sono costretti a sforare e a occuparsi di argomenti
sicuramente della loro area di interesse ma non pertinenti.
In Italia, recependo una direttiva europea, la sicurezza sui luoghi
di lavoro era stata imposta con la "Legge 626", poi abrogata e sostituita
dal "Testo Unico Sicurezza Lavoro".
In altri ambienti, come la scuola, poco è stato fatto sulla formazione
ed informazione alla persona; salvo alcuni casi sporadici, non esiste
per esempio un piano formativo ad ogni livello scolastico che parli
di sicurezza sanitaria, stradale, personale, alimentare, etc.
Partendo dal principio fondamentale della bottega e dal concetto
artigianale dell'arte, è necessario dire che anche nell'insegnamento
e nella formazione è necessaria la forma mentis di affrontare
una professione che deve passare da chi insegna a chi apprende.
In altre parole dovrà succedere che come i medici formano altri
medici, vasai formano altri vasai e ingegneri formano altri ingegneri,
così dovrà essere per la scienza della sicurezza: affrontata da
professionisti del settore.
In Italia esistono esperti di sicurezza, ma sono pochi e poco conosciuti.
Esistono comunque altre figure con grandissima specializzazione
prestate a quest'ultima, come medici, ingegneri, sociologi e psicologi.
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